ENZO MAZZELLA: Ischia Giardino d’Europa

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e in piedi

Ricordo quando giovanissimo, coi miei coetanei, andavamo ad assistere a qualche partita di calcio “al Rispoli”: dovevamo fare un lungo tratto a piedi e passare attraverso le verdeggianti pinete che all’epoca erano chiuse, circondate da muri e filo spinato. Come di consueto, dopo la partita scavalcavamo i muri di recinsione e ci immettevamo in quel luogo magico, rimasto intatto nei secoli, per raccogliere “le sorbe pelose” (corbezzoli). Allora fantasticavo con la mente in quella natura selvaggia e spontanea pensando ai tempi remoti quando i primi navigatori greci poi quelli romani solcavano il mare antistante l’isola d’Ischia. Immaginavo l’incanto e lo spavento quando i vulcani ruggivano ed eruttavano lapilli e lava incandescente e mettevano in fuga i pochi abitanti e i naviganti di passaggio, per non parlare dei terremoti che affliggevano l’isola. Dopo l’Iliade e l’Odissea, poemi studiati e approfonditi col nostro professore don Matteo Romano, ho sempre immaginato l’isola d’Ischia al centro delle avventure più entusiasmanti. Un altro dei miei poemi preferiti, da ragazzo, fu la storia di Ben-Hur che, catturato dai Romani, venne reso schiavo e rematore sulle galee. Allora sognavo ad occhi aperti gli scontri coi pirati che attaccavano la nave e Ben-Hur che salvava da morte certa il Tribuno Quinto Arrio. Il tutto si svolgeva davanti alla nostra isola, nello specchio d’acqua antistante “Punta Molino”.Nei secoli molte esplosioni vulcaniche hanno sconvolto e modificato l’intera isola fino all’ultima del 1303. Il magma si è raffreddato e ha dato origine a dei luoghi unici prospicienti sul mare con panorami mozzafiato. Ferdinando II di Borbone pensò bene di piantare pini, nell’humus fertile dei materiali vulcanici. Queste conifere negli anni coprirono l’intera area raggiungendo altezze tali da far apparire, visto dall’alto, l’intero paese coperto da una cupola verde gigantesca. Tale spettacolo lo si poteva godere allorquando, arrivando da Casamicciola oltrepassato la località Castiglione, davanti agli occhi si presentava una distesa verdeggiante uniforme di pini che dal porto arrivava a Ischia Ponte con lo sfondo del Castello Aragonese. Col tempo quei luoghi accessibili solo a pochi privilegiati sono stati resi fruibili a tutta la popolazione. Ognuno può fare lunghe passeggiate, godere l’ombra degli alberi, praticare trekking in percorsi illimitati e liberi dal traffico Questo progetto è stato realizzato grazie all’impegno e intraprendenza del sindaco Enzo Mazzella che coniò lo slogan: Ischia Giardino d’Europa. La sua figura mi ha sempre affascinato attraverso i ricordi di Vincenzo Sasso, suo coetaneo e suo amico sincero fin dai banchi delle scuole elementari. Già da piccolo, a scuola, Enzo si distingueva per l’impegno negli studi e la capacità di aggregazione, qualità che ha dimostrato fino a diventare capo carismatico incontrastato del Comune d’Ischia e dell’intera isola. Enzo Mazzella ha avuto la fortuna di avere come Maestro e guida morale il grande Vincenzo Telese, persona eccezionale nel firmamento politico isolano, pioniere del turismo moderno. Da lui ha appreso l’amore verso la propria terra e il prossimo. Queste qualità primarie hanno accompagnato Mazzella per tutta la vita. E’ stato proprio lui che ha lasciato in eredità alla popolazione isolana strutture durature, dal palazzetto dello sport al nuovo campo sportivo con relative aree di parcheggio. Dal Polifunzionale all’Istituto Alberghiero. La notizia della prematura scomparsa dell’allora Assessore Regionale ai Lavori Pubblici arrivò, terrificante, il giorno di San Pietro e Paolo. Il politico più popolare dell’intera isola scomparve nel giro di poco tempo all’età di 53 anni. Persona iperattiva, nel pieno dei suoi anni migliori, sembrava impossibile che Enzo dovesse morire. Di strada ne aveva fatta tanta, cavallo di razza, lanciato ad una inarrestabile carriera politica a livello nazionale. Ammirato e invidiato da tutti, sembrava che dovesse dominare il destino con la sua forte personalità. Enzo Mazzella ha lasciato opere imperiture in testimonianza del suo passaggio terreno!

“Il destino mescola le carte e noi giochiamo”. Arthur Schopenhauer

Grazie al dispariquotidiano.it per la foto

Agostino Lauro

Nessuna descrizione della foto disponibile.

Da bambino andavamo raramente a Napoli, era un viaggio massacrante. La bella città tanta decantata dai film e canzoni per me era un incubo, le corse erano limitate. Ci si doveva svegliare di buon’ora, prendere il bus e andare al porto d’Ischia. Già il primo impatto, una volta sceso dalla nave e messi i piedi sulla terra ferma, era una forte emozione. C’erano tantissime amiche di mia madre che non s’erano mai spostate dall’isola, nemmeno per andare in pellegrinaggio a Pompei o a Montevergine. Per non parlare di quelle che non s’erano mai spostate da Lacco Ameno. Non ne sentivano l’esigenza. Molti erano i motivi per cui tanti isolani si recavano a Napoli. Si andava per visite mediche specialistiche, l’ospedale Anna Rizzoli non esisteva ancora. Fra i ragazzi era molto comune subire l’operazione di tonsillite o appendicite in uno degli ospedali della città. Si andava in terraferma anche per fare acquisti, sull’isola non esistevano mercatini comunali. Noi ragazzi già adolescenti andavamo al grande mercato di Resina (attuale Ercolano) per comperare giacconi americani usati, jeans, giacche, camicie e tanta merce che arrivava dall’America: il mito di James Dean imperversava. Prima d’essere usati venivano disinfettati con zolfo. In tutti i locali frequentati da ragazzi c’era un intenso odore di zolfo, dalla scuola al bar, dalle sale biliardo alle chiese. Oggi sembrerebbe assurdo ma i blue jeans non erano visti di buon occhio da alcuni presidi delle scuole. Da aggiungere che non erano attillati come quelli di oggi, erano piuttosto larghi con risvolto sopra le scarpe. Per farli stringere li si doveva lavare molto spesso. Andare a Napoli rappresentava sempre un’avventura. Le cronache erano piene di ruberie e i famosi “bidoni” che gli ischitani e quelli che arrivavano dalla provincia prendevano nella zona intorno alla stazione ferroviaria. Si doveva fare molta attenzione a non essere derubati sui tram o per strada. Tante persone venivano raggirate e tante volte malmenate se non avevano soldi nel portafoglio. Molti erano gli adolescenti che frequentavano le case di appuntamento, dove potevi imbatterti in personaggi isolani di spicco che volevano mantenere l’anonimato, se ti vedevano facevano di tutto pur di non farsi riconoscere. Sul porto e lungo le strade c’erano quelli che praticavano il gioco delle tre carte forniti di un banchetto volante. Come scendevi dalla nave i clacson delle auto, lo sferragliare dei tram sui binari, una bolgia di rumori ti assaliva come una scarica di pugni. Buttarsi nella mischia era esaltante a differenza di quando eri bambino che non vedevi l’ora di tornare indietro. Napoli rappresentava un banco di prova per dimostrare a te stesso che eri cresciuto e che niente ti spaventava più. Molti erano i ragazzi ischitani che frequentavano l’università e per seguire le lezioni dovevano prendere casa a Napoli. C’è da dire che in tanti anni non ho mai visto un incidente d’auto, nonostante l’indisciplinatezza dei guidatori e dei pedoni. Penso che i napoletani siano i migliori guidatori in assoluto, nonostante le assicurazioni pratichino prezzi esorbitanti ai possessori di auto. Capitava che al mattino eri partito per il continente col tempo buono e poi era peggiorato durante il giorno e al momento del ritorno, dopo una giornata di stress ed emozioni, arrivavi al porto e i mezzi non partivano. Allora dovevi avere la fortuna che il buon Agostino Lauro, self made man proprietario della compagnia Lauro, fosse sul porto e sicuramente, a differenza di altri imprenditori, avrebbe tirata l’ancora e salpato per l’isola. Ecco: questa figura indistruttibile di Agostino Lauro resta nella mente di ognuno di noi, specialmente quelli della mia età. Non c’era cattivo tempo che lo spaventava. Viaggiava con onde altissime sfidando il mare, lui che aveva attraversato l’Atlantico con una “carretta” residuo bellico. Mio padre che era navigante aveva molta ammirazione per questo personaggio. Mi raccontava che era stato uno dei pochi ischitani a vedere lontano, al di là del mare. Il grande Agostino era diventato un mito dal momento che era andato in America per comperare con pochi soldi una “carretta” accompagnato dall’immagine di San Giovan Giuseppe della Croce. Si vantava di avere il sangue di grande navigatore, come Cristoforo Colombo, che gli correva nelle vene e le avventure , i pericoli non lo spaventavano. Sembrava burbero ma era di buon cuore. Alcuni dei miei amici che studiavano a Napoli qualche volta si son trovati senza soldi e lui non ha negato “il passaggio” verso l’isola d’Ischia. Sarebbe bello vedere immortalata la sua persona seduta su una delle bitte che si trovano al Beverello, come quando in vita era lì seduto nonostante la pioggia e il vento a scrutare il mare! www.peppinodesiano.itGrazie a Martin Vesely’ per la foto

ISCHIA ERA UN SIMBOLO, AVERE CASA A ISCHIA ERA UNO STATUS SYMBOL

Potrebbe essere un'immagine raffigurante Gaetano Maschio e occhiali

Sull’isola d’Ischia fu intensificato il traffico marittimo con nuovissimi mezzi di trasporto che volavano sul pelo d’acqua: Overcraft ed Aliscafi, roba mai vista prima, in 35 minuti si raggiungeva la terraferma! L’elicottero accorciava le distanze fra l’isola e il continente. Invece di andare avanti siamo andati indietro, molti di quegli Aliscafi stanno ancora in circolazione e la sosta a Mergellina è stata soppressa, il tempo di navigazione è aumentato.La rete di collegamento fra un Comune e l’altro dell’isola fu organizzata in maniera perfetta ed efficiente, con bus di linea molto affidabili, mai visto uno fermo per strada! Il Montagnone era collegato col porto d’Ischia tramite funivia. D’estate in tutta l’isola c’era solo l’imbarazzo della scelta su dove trascorrere la serata. Sul porto d’Ischia c’erano taverne, piano bar, dancing, discoteche all’aperto. Tonino Baiocco era l’incontrastato anfitrione della riva destra con il suo locale la “Lampara” dove potevi incontrare il dott. Barnard seduto al ristorante assieme ad altre celebrità del momento.Bastava spostarsi qualche centinaio di metri per trovare night clubs negli angoli più suggestivi: Rancho Fellone, Monkey Bar, El castillo de Aragona ed altri. I cantanti da Mina ad Aznavour si esibivano nei locali o nelle piazze contendendosi il pienone. Molti erano i giovani cantanti alla ricerca di notorietà. Fra il pubblico c’erano nomi famosi del calcio, artisti e stelle del cinema. A Forio sorgeva il Marecoco, night club nella cava di pietre di Cavallaro, con Ray Charles in concerto. Al “Dragotenda” di Forio Patty Pravo attirava folle sterminate di fans che spingevano per entrare. Nel cielo dell’isola un idrovolante volava sopra le spiagge per reclamizzare prodotti da acquistare mentre, per mare, un motoscafo a ritmo di musica consigliava dove passare la serata e ascoltare buona musica. A Lacco Ameno, “Marietta” d’estate eleggeva Miss Ondina con Sofia Loren nel ruolo di madrina. Al Pignatiello le serate erano animate dal grande Van Wood e Domenico Modugno era l’attrazione.Ischia era un simbolo, avere casa nell’isola era uno status symbol.Ischia Ponte era la culla dell’isola per la pittura esprimendo importantissimi pittori del posto, da Mario Mazzella col suo inconfondibile stile a Funiciello e tantissimi altri. Forio è stata la fucina del bel canto. Sorsero vari gruppi musicali fra la gioventù isolana: il primo di essi a Forio: gli “Snob”, suonavano ai Giardini Poseidon. A Lacco Ameno nacque il complesso “i Ghepardi”.I “Clemans” a Casamicciola con l’eclettico Amedeo Piro. I “Nobili” a Ischia, Nic Pantalone si esibiva nelle taverne sulla Riva Destra. Un personaggio di spicco che ha fatto la storia del teatro dell’isola d’Ischia senz’altro è stato il professore Gennaro Zivelli, di Forio, che ha inculcato ai suoi studenti l’amore verso il teatro: la recitazione! La festa di Sant’Anna attirava barche e spettatori appollaiati sugli scogli antistanti il Castello Aragonese. Enzo Mazzella, sindaco, espropriava le pinete di proprietà dei Villari per il godimento della popolazione di tutta l’isola. Costruiva il palazzetto dello sport e un nuovo campo sportivo, parcheggio, nonché una sede tutta nuova dell’istituto alberghiero V. Telese, pungolato dal giovane Antonio De Simone divenuto poi esimio Preside del suddetto istituto. A Lacco Ameno La Villa Rizzoli viene acquistata dal Comune, su spinta del sindaco prof. Mennella, per esporre i reperti archeologici portati alla luce dall’archeologo Giorgio Buchner (in special modo la Coppa di Nestore) esposti e catalogati dal professore Giovanni Castagna.Don Pietro Monti apre al pubblico il museo archeologico di Santa Restituta allocato sotto la basilica. Il prelato per anni è stato impegnato a scavare, piegato in due, con le proprie mani, per riportare alla luce testimonianze che confermavano Pithecusa essere stata colonia greca del VIII secolo a.C. Susanna Walton apre al pubblico il suo esclusivo giardino, la Mortella, disegnato dal famoso architetto paesaggista Russell Page, attirando curiosi e appassionati botanici da tutto il mondo. Poco distante la villa Colombaia, di Luchino Visconti, alla morte del regista divenne centro culturale comunale attirando artisti ed attori interessati al neo-realismo delle opere del nobiluomo. D’estate Ischia diventa un irresistibile polo d’attrazione per cultura oltre che per cura e per vacanza. Col passare degli anni si assiste ad un inesorabile declino dell’isola d’Ischia. La classe politica isolana resta arroccata ai propri piccoli vantaggi trascurando le esigenze della popolazione e del territorio. C’è la corsa al palazzo per proprio tornaconto (a parte qualche eccezione) dimenticando di lasciare un segno tangibile per i posteri. I costi di gestione di ogni comune sono insostenibili. Si aumentano le tasse e la burocrazia strozza l’economia che stenta ad andare avanti. Tante attività faticano a sopravvivere. Le belle spiagge tante amate dai turisti e dagli abitanti vengono date in concessione per trarne profitti. Si costruiscono porti turistici rendendo le spiagge impraticabili, a volte delle cloache a cielo aperto. Il museo di Villa Arbusto vivacchia, quello di Santa Restituta è ormai chiuso, sembra destinato a fare la fine del Pio Monte della Misericordia di Casamicciola. Lo storico Bar Pasticceria Calise di Casamicciola che ha fatto scuola a tanti giovani pasticceri, stenta ad aprire.Un plauso di vero cuore va a chi ha reso possibile, di questi tempi: PROCIDA, CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA 2022 !

Vincenzo Telese: ispiratore del turismo moderno

Per caso, qualche giorno fa son passato davanti al Bar Calise di Casamicciola e devo confessare che ho avuto una sensazione di scoramento a me sconosciuta, forse è colpa dell’età e dell’effetto Covid-19. Leggendo altri commenti sui social ho notato con tristezza che non è solo una mia sensazione ma questo stato d’animo è un po’ comune anche ad altre persone più giovani di me. Il decadimento inesorabile ci sta coinvolgendo piano piano, lentamente, sembra che l’isola d’Ischia si stia spegnendo. Ripercorro gli anni della mia giovinezza e mi reputo fortunato d’aver vissuto negli anni ’60 l’inizio di una nuova era. L’isola trasmetteva un entusiasmo spronando tutti noi ad andare all’estero e fare esperienza negli alberghi più importanti per apprendere le lingue, tornare in patria e far sentire gli ospiti accolti come se fossero a casa loro. Importanti catene di grosse compagnie americane invadevano i paesi europei. Gli Hilton, Intercontinental, Sheraton, Marriott e tantissime giovani compagnie costruivano strutture in tutto il mondo. Nuove tecniche di gestione alberghiera arrivavano dall’America. Facevano concorrenza ai prestigiosi e tradizionali Grand Hotel europei che niente avevano da invidiare al vento nuovo che arrivava d’oltre Oceano. Rizzoli dotò il Regina Isabella e Sporting di una piscina costruita sul pelo d’acqua di mare, la prima nel suo genere. Era oggetto di studio da parte di giovani studenti d’ingegneria che venivano dalle Università più celebri del Paese. L’imprenditore edificò un complesso termale all’avanguardia salvaguardando le proprietà benefiche delle acque. Arredò le camere e i saloni dell’albergo con mattonelle in ceramica dipinta una per una, a mano, dall’antica fabbrica napoletana Stingo, delle vere opere d’arte. Ogni singola camera aveva un colore differente dall’altra. Anche i servizi di porcellana che erano in dotazione del “room service”, ai piani, erano differenti da un piano all’altro. Il Regina Isabella era fra i 20 alberghi più belli al mondo!Questo vento nuovo si diffuse anche in altri Comuni dell’isola. Alberghi modernissimi sorsero nelle pinete e in riva al mare. I capo servizi venivano dalle scuole alberghiere più prestigiose, da Stresa a Lausanne e altri paesi. Noi giovani del posto, assetati di apprendere, guardavamo con ammirazione queste nuove figure ed eravamo spinti a migliorare le nostre capacità. Era inconcepibile che un direttore d’albergo o un capo servizio non si fosse formato in un albergo di fama e non conoscesse lingue straniere. Mi raccontava Paola Starace, capo ricevimento al Regina Isabella, che a volte dovevano cambiare posizione al letto e illuminazione in alcune stanze per assecondare i gusti dei clienti. Il barone Philippe de Rothschild desiderava che l’arredamento della sua suite allo Sporting fosse in stile “Impero” e si doveva accontentarlo.I lavoratori, oltre allo stipendio base, percepivano dei punti legati all’utile dell’albergo che variavano a seconda delle mansioni. Più cospicuo era l’utile più il punto aumentava di peso. Vittorio Ragona, portiere del Regina Isabella, mi confidava che lui percepiva 11 punti mentre un commissioniere ne riceveva 2. Incominciarono a circolare tanti soldi fra le famiglie ischitane. Con l’aumento del benessere si verificò l’abbandono della campagna e l’arte della pesca che fino a quel momento erano stati il sostentamento principale; in compenso sorgevano altri tipi di attività su tutto il territorio.Angelo Rizzoli promuoveva sempre nuovi studi sui benefici delle acque termali attirando studiosi e appassionati del termalismo. Parchi termali sorgevano negli angoli più ricercati ed incontaminati dell’isola: dal Poseidon al Castiglione, dal Negombo al Tropical, dall’Apollon all’Aphrodite ed altri. Questi parchi erano unici perché offrivano all’ospite la possibilità di godere contemporaneamente sole, mare e terme. In questo momento di rinascita turistica ischitana spiccò fra tutti un personaggio di grosso spessore: Vincenzo Telese incoronato a vita sindaco d’Ischia. E’ bello ricordare il suo pensiero sul Turismo: “Il Turismo è la più complessa e dinamica attività moderna, formidabilmente affermatasi in tutti i paesi civili e universalmente apprezzata per i suoi indiscutibili benefici economici, sociali e politici. Il Turismo ha notevolmente incrementato le comunicazioni terrestri, marittime e aeree, creando ovunque attività alberghiere, commerciali, ricreative, mondane e sportive, con enormi vantaggi delle masse che hanno potuto elevare il loro livello di vita materiale e spirituale. Il Turismo prosegue nella sua quotidiana marcia trionfale in tutti i popoli civili e da civilizzare; non ha altra bandiera oltre quella della civiltà e del benessere, non vuole frontiere, ma libertà di girare nel mondo; non vuole guerre, ma pace e comprensione tra i popoli. Il Turismo concorre alla conoscenza della storia, della civiltà del progresso di tutti i popoli; ne esalta gli uomini, le bellezze naturali, le arti, le scienze. Affratella tutti gli abitanti della terra e con essi e per essi lavora e lotta, cantando il suo inno all’amore, al progresso, al benessere fisico e morale di tutta l’umanità! Vincenzo Telese”

Queste righe dovrebbero essere impresse nella mente di ogni ischitano e di quanti hanno a cuore il destino dell’isola d’Ischia. Tutti i sei Comuni dovrebbero scolpire in un pezzo di marmo il pensiero liberale di Vincenzo Telese sul Turismo affinchè le future generazioni non ne dimentichino la figura e la naturale vocazione turistica di Ischia!

Grazie all’avv. Luigi Telese per la foto.