
Lacco Ameno mi ha sempre dato l’impressione di una grande famiglia. Anche se c’erano ragazzi che non frequentavi, erano sempre dei conoscenti come dei parenti di 3 o 4 grado. Non mi sono mai sentito estraneo. A volte rimanevo all’estero per lunghi periodi, al ritorno bastavano pochi giorni e ti sentivi accolto e membro di una comunità.
Come la maggior parte dei miei amici ho iniziato a lavorare già da piccolo. Come detto in un “mio ricordo” precedente, per poter partecipare al sorteggio della statua del Cuore di Gesù trascorsi tutta un’estate a portare avvisi telefonici per il territorio.
Con mia sorella Tita lavorammo sopra al bar dello stabilimento balneare “Capitello” i cui proprietari erano di Napoli ed erano delle persone molto a modo e simpatiche. Il bar era il punto di ritrovo di tutti i villeggianti della spiaggia del “Fungo” e anche dei ragazzi del rione Capitello. Il turno di lavoro copriva le ore dal mattino alla sera. Il tormentone di quell’estate era “Legata ad un granello di sabbia” di Nico Fidenco. Noi non avvertivamo la fatica perché quel bar era il punto d’incontro dei nostri coetanei e noi eravamo sempre al centro della scena.
Anche Giovanni Ballirano, che da ragazzo aveva un rigonfiamento sopra un occhio, aveva le battute pronte e sagaci. I suoi battibecchi con Antonio sono rimasti memorabili. Lo sfotteva perché diceva che la zia prima di partorire sua cugina “Cuncettell” aveva visto “u spirit”. S’era spaventata perciò la cugina era rimasta piccola, piccola. In seguito è rimasto il detto di Giovanni che se qualcuno era basso di statura era perché la mamma in gravidanza aveva visto “u spirit”!
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