Era il 17 luglio 1973

Il Re dell’Afganistan Mohammed Zahir Shah decise di venire a Ischia per godere di un periodo di cure e vacanza in completo relax.

Il Principe dell’Arabia Saudita che a fine anni ’60 era stato ospite dell’Albergo della Regina Isabella lo aveva spinto verso questa meta. Molti fra i lavoratori dell’albergo e delle terme si ricordavano di questo Principe perché era solito regalare oggetti di valore alle persone che entravano in contatto con lui. Il Principe saudita trascorse un periodo di cure nel mese di ottobre, di minore affluenza, così l’intero albergo e l’annesso stabilimento termale fu messo a sua disposizione.Re Mohamed Zahir Shah decise di sottoporsi anche lui ai trattamenti tanto decantati dal suo illustre Conoscente saudita.La Direzione e i reparti del complesso dell’Albergo della Regina Isabella con l’annesso stabilimento termale erano in grande fibrillazione per l’arrivo dell’augusto ospite che, con la sua venuta, avrebbe portato notorietà e prestigio alla struttura e all’isola d’Ischia. Il concierge Vittorio Ragona, già mesi prima, insieme alla segretaria del Sovrano, s’era messo in moto per organizzare il transfer via mare e aereo per il seguito di persone accompagnatrici da Napoli a Lacco Ameno. Una schiera di persone curò gli impianti e la disponibilità dell’intero piano riservato al Re e al suo entourage. L’office del piano che abitualmente serviva per il servizio di ristorazione fu arricchito con scaffali, punti di cottura e utensili per una cucina autonoma. Anche l’office del personale ai piani fu ampliato per renderlo indipendente dal resto della struttura. Un effluvio di spezie e profumi si spandeva per il piano trasportando l’albergo in un mondo da “Mille e una notte”. Il giardiniere, seguendo i suggerimenti del collaboratore del Sovrano, potò gli alberi secondo l’esigenza dell’Illustre Ospite per non ostacolare la totale vista del mare. Il segretario del Sovrano fece rimuovere alcune piante di agave perché il re non le riteneva di buon auspicio: diceva che portassero iella. Questa credenza era condivisa anche dal Direttore Generale: Avv. Leopoldo Serena. Si diceva che l’agave, al momento della fioritura vicina all’estinzione della pianta, portava male a chi abitasse in prossimità di essa. Era il 17 luglio 1973 il nome dell’isola d’Ischia correva nei notiziari, carta stampata, TV e cine giornali di tutto il mondo. Re Mohamed Zahir Shah era appena sbarcato con il suo seguito, guardie del corpo e familiari all’approdo dell’Hotel Sporting, quando giunse la notizia che il cugino Mohammed Daoud Khan aveva messo in atto, in patria, un colpo di stato mentre Zahir Shah era in viaggio per l’isola d’Ischia!Da “The reader view of Wikipedia”:The 1973 Afghan coup d’etat (internally known as Coup of July 17 (Dari: کودتای ۲۶ سرطان Coup of 26th Saratan, Pashto: چنګاښ د ۲۶ مې كودتا Coup of 26th Choongakh)) was the relatively bloodless overthrow of King Mohammed Zahir Shah on 17 July 1973 and the establishment of the Republic of Afghanistan.[2] The non-violent coup[3] was executed by the then-Army commander and royal Prince, Mohammed Daoud Khan who led forces in Kabul along with then-chief of staff General Abdul Karim Mustaghni to overthrow the monarchy while the King was abroad in Ischia, Italy. Daoud Khan was assisted by leftist Army officers and civil servants from the Parcham faction of the PDPA, including Air Force colonel Abdul Qadir. King Zahir Shah decided not to retaliate and he formally abdicated on August 24, remaining in Italy in exile. More than two centuries of royal rule (since the founding of the Durrani Empire in 1747) ended. Da “The reader view of Wikipedia”:Il colpo di stato afghano del 1973 (noto internamente come colpo di stato del 17 luglio (Dari: کودتای ۲۶ سرطان Colpo di Stato del 26° Saratan, Pashto: چنګاښ د ۲۶ مې كودتا Colpo di Stato del 26° Choongakh)) fu il rovesciamento relativamente incruento del re Mohammed Zahir Shah il 17 luglio 1973 e l’istituzione della Repubblica dell’Afghanistan.[2] Il colpo di stato non violento[3] fu eseguito dall’allora comandante dell’esercito e principe reale, Mohammed Daoud Khan che guidò le forze a Kabul insieme all’allora capo di stato maggiore generale Abdul Karim Mustaghni per rovesciare la monarchia mentre il re era all’estero a Ischia , Italia. Daoud Khan è stato assistito da ufficiali dell’esercito di sinistra e funzionari della fazione Parcham del PDPA, tra cui il colonnello dell’Air Force Abdul Qadir. Re Zahir Shah decise di non vendicarsi e il 24 agosto abdicò formalmente, rimanendo in esilio in Italia. Finirono più di due secoli di governo reale (dalla fondazione dell’Impero Durrani nel 1747).

Ischia teatro di amori e intrighi

Negli anni ’50 un vento nuovo avvolge l’isola con nuovi amori e avventure che spesso sfociavano in unioni durature. Va ricordato il matrimonio che portò l’isola d’Ischia sulla ribalta internazionale attirando sullo “scoglio” la stampa da tutto il mondo, paparazzi e cineoperatori: le nozze fra Emily, nipote del Primo Ministro inglese Sir Anthony Eden e un aitante marinaio, Giovanni Borrelli di Casamicciola. L’isola diventò meta di personaggi di spicco del bel mondo britannico. Sir William Walton prestigioso e creativo musicista inglese decide di stabilirsi, con la sua giovane e bella moglie argentina Susanna, fra le colline di Zaro, a Forio. La pace, il verde, il clima ispirano al giovane compositore pezzi memorabili. Con la collaborazione dell’Architetto Russell Page viene realizzato un giardino che col tempo si riempirà di fiori e piante che arrivano da tutto il mondo: i Giardini della Mortella che ottennero prestigiosi riconoscimenti. Sir Laurence Olivier, Camilla Parker Bowles ed altri famosi personaggi del jet set inglese sono assidui frequentatori dell’isola e soggiornano nelle ville del complesso la Mortella. Con la morte del marito, Lady Susanna decide di aprire il suo complesso al pubblico e realizza un anfiteatro naturale nella vasta proprietà dove si esibiscono giovani musicisti da tutto il mondo. L’ammirevole fondazione William Walton aiuta, con borse di studio, giovani musicisti italiani e stranieri ma anche giovani tirocinanti nel settore del giardinaggio.In quegli anni, mi raccontava Vittorio Ragona, portiere del Regina Isabella, anche Enrico Mattei era assiduo frequentatore del Regina Isabella e veniva per un periodo di cura alle terme. Durante uno di questi soggiorni arrivò anche Reza Pahlavi, il giovane scià di Persia, per salutare il suo amico con cui aveva stretti rapporti d’affari. Si dice che Mattei per legare maggiormente lo Scià all’Italia e all’Europa avrebbe promosso un incontro fra quest’ultimo e Maria Gabriella di Savoia: Ischia ancora teatro di amori e intrighi. Purtroppo Cupido non scoccò la freccia. Maria Gabriella confessò in seguito che sarebbe stato troppo difficile per lei cambiare mentalità e religione. In quegli anni molti principi erano di casa sull’isola fra cui Enrico D’Assia, cugino di Maria Gabriella di Savoia.Quest’ultima assieme alla sorella furono molte volte ospiti presso il cugino Principe D’Assia nella villa Falconara in Forio d’Ischia. Mi confidava Ragona che Rizzoli mise a disposizione dello Scià il suo esclusivo yacht “Sereno” per portare il sovrano di Persia da Ischia a Pozzuoli. Uscito dal porto di sera, era buio, durante la navigazione lo yacht incrociò sulla sua rotta un’imbarcazione con luci spente. Lo scontro fu inevitabile e anche il Sereno ebbe dei danni ma in compenso l’illustre ospite arrivò sano e salvo a Pozzuoli. La piccola barca ebbe la peggio con l’affondamento e lo Scià pagò i danni. L’accaduto fu messo a tacere. Il monopolio dello sfruttamento del petrolio era in mano alle compagnie petrolifere multinazionali (le sette sorelle) angloamericane, le quali vedevano in Enrico Mattei un pericoloso concorrente. Egli infatti aveva stretto accordi per lo sfruttamento di giacimenti direttamente con gli Stati produttori. L’ideatore dell’ENI anziché dividere fifty-fifty, come praticato dagli angloamericani, riconosceva ai paesi produttori il 75%, ben 25% in più. Il 27 ottobre del 1962 Mattei morì in un incidente aereo. Con lui naufragò il sogno italiano di essere protagonista nel mercato petrolifero mondiale! Non ci è stata mai chiarezza su questa sciagura.

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Young Camilla Parker Bowles

Ogni rione di Lacco aveva i suoi personaggi particolari.

Quando andavo dai miei cugini nel rione di Laccodisopra, ricordo che c’erano tante figure che mi sono rimaste impresse. “Pezzuottl” che quando passava davanti alla chiesa dell’Assunta non smetteva mai di mandare baci in direzione della Madonna anche se la chiesa era chiusa. Poco distante dalla sua abitazione c’era la baracca di Franciscantonio che aveva una giacca tutta rattoppata e non si capiva la tinta originale di che colore fosse. Assieme a lui vivevano le due sorelle anziane conosciute come “R’tona” e “Pirchiolona”, anche loro non sposate. L’accrescitivo vicino ai nomi fu dovuto al fatto che le due erano rotonde come le donne di “Botero” ma in bianco e nero. Queste due sorelle e il fratello passavano tutti i giorni sotto casa mia per la strada che portava “Sopramezzavia” dove avevano un piccolo appezzamento di terreno e vi trascorrevano l’intera giornata. Oltre a curare la campagna accudivano gli animali domestici. I ragazzi del rione le avevano prese di mira. Le vecchie sorelle rimaste zitelle subivano i dispetti dei bambini che puntualmente di sera facevano una scaricata di pietre sopra al tetto di zinco della loro baracca. A me queste due donne stavano simpatiche perché avevano un viso aperto e sorridente, specialmente la più giovane delle due. Non capivo perché i ragazzi le perseguitassero con dispetti ed epiteti.Fra altri personaggi del rione c’era Melchisedecco detto “Marcsalett u poeta” che componeva poesie. Pensandoci bene, a quell’epoca, c’erano tantissimi nomi provenienti dall’antico testamento: Melchisedecco, Davide, Isacco, Adamo, Baldassarre, Sara, Ester e altri. Nell’Ortola, a centro del rione, c’era la baracca di “Rucchino” che riparava scarpe, il suo locale era il posto dove si radunavano i giovani e i ragazzi che erano attratti maggiormente dai racconti di “Rafael a moccia”, all’epoca non c’era televisione. Raffaele a seguito di una caduta si ruppe una gamba e il medico anziché rimetterla diritta la piazzò col piede aperto verso destra, così il povero Raffaele fu costretto a camminare claudicante con l’aiuto di un bastone. In compenso il malcapitato conosceva a memoria il poema cavalleresco dell’Orlando furioso. I ragazzi erano affascinati dalle storie di Raffaele che era considerato ”istruito”. La sera prima di rientrare i ragazzi del rione accorrevano numerosi per ascoltare i suoi racconti. Un giorno i ragazzi erano assorti a sentire la storia del personaggio Gano di Maganza, il traditore che svelò ai saraceni il segreto di come sconfiggere Orlando che tornava dalla Spagna. In quel momento entrò Salvatore Monti che chiese di ripetere la storia di Cane di Magonza; anzicchè dire Gano disse Cane e da allora “Rafael a moccia” gli appioppò il soprannome di “Can’e magonz” e tutti i compagni da quel momento lo chiamarono così. Questo appellativo è rimasto ed è diventato quasi un nome d’arte e lui non se ne dispiace. Con l’avvento di Rizzoli anche lui trovò una collocazione nel complesso creato dal Commendatore: massaggiatore. S’impegnò nel suo lavoro fino a diventare uno dei più bravi. Alle Terme del Regina Isabella divenne molto famoso: pazienti facoltosi, personaggi del mondo della finanza, della politica, del cinema che frequentavano assiduamente le Terme sono passati per le mani di Salvatore. Lui era molto abile nel capire dove il paziente avesse complicazioni, era talmente bravo che i clienti dopo il massaggio si sentivano rinnovati. Persino Gianni Agnelli lo chiamò a sé al Sestriere nel periodo invernale alla chiusura delle Terme Regina Isabella. Gli Agnelli possedevano la stazione sciistica Sestriere da loro creata fino a farla diventare una delle località alpine più note al mondo. Era frequentata dalla storica famiglia piemontese, tutti i componenti del clan Agnelli ricorrevano alle mani sapienti del nostro Salvatore “Can’e maconz”. Ancora oggi quando approdono in uno dei porti dell’isola passano a salutarlo, persino Lapo Elkan ricorre ancora alle sue cure.C’erano persone anziane che conoscevano la bibbia a memoria. Quando con la famiglia ci spostammo alla nuova casa del Capitello, vicino a noi abitava “zi’ Vicenzin” che era il fratello di mio nonno Giuseppe “u cacciatore”. Mio zio, oltre ad essere un fervente cattolico, conosceva la bibbia a memoria e molto spesso ci raccontava le storie dell’Antico Testamento come Giuseppe venduto dai fratelli, il Figliuol Prodigo, le 10 piaghe che Dio inflisse agli Egiziani per aver impedito agli Ebrei di lasciare l’Egitto, il personaggio di Mosè e tanti altri che catturavano la nostra fantasia e rimanevamo stregati dai racconti e per come sapeva intrecciarli. Ma anche zi Vicenzin aveva il suo lato debole: era goloso. I miei zii raccontavano che a quell’epoca, di venerdì, era proibito mangiare carne. Quel venerdì a casa di zi Vicenzin si mangiava pasta e fagioli che erano stati messi a bagno già la sera precedente per ammorbidirli, per arricchire la pietanza fu messo assieme ai fagioli una bella cotica di maiale ancora coi peli sopra. Arrivata l’ora del pranzo i familiari si resero conto che era venerdì e non si poteva far peccato. Si decise di dare quel boccone prelibato al gatto ma zi’Vicìnzin fu più lesto afferrò la cotica dal coccio e la portò velocemente alla bocca esclamando: “ci along’a jiatt…?!!!”