Dopo il terremoto del 1883 e le due guerre mondiali l’isola aveva subito un calo di notorietà e di presenze turistiche non indifferente. Specialmente Casamicciola, che prima era famosa in tutto il mondo quale località termale, dopo questi avvenimenti veniva ricordata solo per il terremoto. In effetti il nome “Casamicciola” entrò nell’uso comune per indicare una calamità o distruzione.
Grazie al grande lavoro svolto dal Dr Buchner sia come archeologo che come scrittore (ha racchiuso parte della sua esperienza di ricercatore nel libro “Gast auf Ischia”), conosciamo le origini dell’isola d’Ischia fino al terremoto del 1883. Questo libro è stato tradotto dal tedesco in italiano dall’encomiabile impegno del Prof. Nicola Luongo. L’autore si sofferma anche sulla vocazione turistica dell’isola mettendo in risalto la parte principale rappresentata da Casamicciola, Ischia Porto e Lacco Ameno. Nelle menzioni del Buchner spicca la personalità del canonico Don Tommaso De Siano che si può considerare uno dei primi “albergatori” dell’isola. Infatti egli, con grande competenza e disponibilità, accolse nel secolo XIX, nella sua “Villa De Siano” alla località Pannella di Lacco Ameno, re, regine, principi, poeti, scrittori, pittori, artisti di gran fama. Fu proprio il re di Baviera ad insignirlo della massima onorificenza regale. Come si legge nella Rassegna d’Ischia del Prof. Giovanni Castagna:
“Il 19 settembre 1839 arrivò la «tanto agognata» onorificenza dell’Ordine di San Michele da parte del re di Baviera e Don Tommaso festeggiò l’evento con canti, danze e fuochi d’artificio il 29, giorno di San Michele.
De Siano Tommaso Nicola Andrea Francesco nacque a Lacco il 30-11-1766 da Scipione e Piro Andreana Ferma. Era parente del sacerdote dottor fisico Francesco De Siano, autore dell’opera «Brevi e succinte notizie di storia naturale e civile dell’isola d’Ischia»”
“Paolo Buchner scrive: «Orgoglioso della sua clientela nobile, nel 1850 appese nella sala da pranzo, sotto vetro e cornice, un elenco di tutti i reali che avevano soggiornato da lui. Vi si poteva leggere:
Villa Pannella intitolata per antonomasia Quisisana per la salubrità del suo clima e la giocondità del sito nella cui amena campagna sorse dal cavalier canonico don Tommaso Siano il casino il quale ha avuto l’alto onore di alloggiare sette Augusti Monarchi: S.M il Re Francesco I, S.M. il Re Ferdinando II, S.M. il Re Leopoldo del Belgio, S.M. il Re di Sardegna Carlo Felice di Savoia, S. M. il Re Guglielmo Würtemberg, S.M. il Re Massimiliano, l’attuale Re di Baviera, S. M. il Re Ludovico I, padre augusto di Massimiliano, il quale con molto giovamento ha respirato per ben tre volte in diverse stagioni, unitamente ai bagni termominerali, l’aria salubre di sì bello e lieto soggiorno, per cui sempre esclamava: Oh! beata Villa Pannella, oh, quanto sono gaie le tue ombrose valli, i verdeggianti colli; oh! dimora, oh dolce dimora!
Il canonico era un mio antenato. (Buon sangue non mente!) Di tanto sfarzo e lusso conservo come reliquia i resti di una statua in terracotta rappresentante un bacco a cui abbiamo dato il nome di “core cuntent”, per la sua simpatia e accattivante espressione, risparmiata dalla furia degli elementi”
In questi miei ricordi vorrei narrare le tappe del passaggio di Lacco Ameno e dell’intera isola d’Ischia da località marinare-rurali a località turistiche di fama internazionale attraverso la mia esperienza lavorativa e di vita. Parto con i miei ricordi da un’epoca in cui l’isola d’Ischia non aveva subito ancora il radicale cambiamento, ancora prima della venuta del Commendatore Angelo Rizzoli. Dall’oblio durato lunghissimi anni alla repentina ascesa a stazione termale alla moda.
Tra gli anni 50 e 60 del 1900 ero un ragazzo ed insieme ai miei coetanei vivevamo una vita spensierata, trascorrevamo molto tempo per le strade del paese, dal momento che per noi ragazzi non c’erano pericoli di sorta all’aperto. Fortunatamente mia madre e le mie sorelle mi lasciavano molta libertà perché in famiglia, non essendo presente mio padre navigante, avevamo un caporale che ci impartiva con dolcezza regole ferree. Infatti mia madre aveva avuto lei stessa una buona educazione perché, con l’azione cattolica, aveva vissuto in mezzo a donne rette e preparate che costituivano l’eccellenza dell’epoca. Oserei dire che mamma era moderna per la sua epoca perché, impartite le sue lezioni, riusciva ad ottenere da noi il rispetto dei suoi principi: senza un padre vicino eravamo responsabili e per l’epoca che vivevamo non erano concepibili sbagli, data la scarsità dei mezzi. Per questo tipo di vita e di ambiente mi sento un fortunato perché ho avuto l’opportunità di stare a contatto, oltre che con i compaesani, con tanti tipi di persone di diversa nazionalità e ceto sociale. Ho cercato di comprenderne la mentalità: cosa che mi ha molto aiutato nella vita ma soprattutto nel lavoro, in quanto, impegnato nel turismo e come insegnante, mi son trovato successivamente vicino a persone di cui cercavo di soddisfare le necessità o le conoscenze.